domenica 20 luglio 2014

Scalea, il Consiglio di Stato delibera sul porto di Torre Talao

Ancora scartoffie e fermi burocratici derivanti dalla approssimazione con la quale la CEM, società a cui è stato affidato il progetto di realizzazione del porto di Scalea, affronta  il problema ambientale che produrrebbe la proposta di costruire un porto da circa 500 posti barca al posto di quello ben meno aggressivo approvato a suo tempo che peraltro prevedeva una capienza di 320 posti barca. Il Consiglio di Stato, deliberando
su ricorso  fa  rilevare: “che gli elementi fisici, morfologici e architettonici contenuti nelle progettazioni (qui in discussione) hanno una loro diretta incidenza sui profili di compatibilità ambientale soprattutto per ciò che attiene alla dinamica costiera, essendo agevole dedurre come possa derivare un diverso impatto ambientale a seconda della natura, predisposizione ed entità delle opere costruttive del dell’opera portuale”, visto che il progetto definitivo era totalmente differente dal progetto preliminare che aveva ottenuto i pareri favorevoli di Verifica di impatto ambientale dell’autorità regionale e dell’Autorità di bacino in ordine alla deviazione dei canali Sallegrino e Tirello" e che, nel progetto, nulla si propone per risolvere il problema posto.
Secondo Italia Nostra quella opera sarebbe stata altamente distruttiva per il paesaggio a causa dell’enorme impatto ambientale che essa comporta sia sull'erosione della costa che sull'intero paesaggio, dovendo sorgere intorno al sito archeologico e storico di Torre Talao a Scalea, e prevedendo anche la deviazione di due corsi d’acqua.
Il ricorso è stato proposto dalla CEM Spa in proprio e quale mandataria Ati con la ditta Ingegenere Raffaele Ferrara, mandante contro Italia Nostra Onlus e Wwf Onlus e nei confronti del Comune di Scalea.

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