A livello di qualità percepita il 57,8% dagli assistiti di chi vive Calabria , in uno con Campania, Lazio, Abruzzo, Molise, Piemonte, Puglia e Sicilia, in si è dichiarato insoddisfatto contro un più modesto 23,3% di “scontenti” delle altre Regioni. Una riprova dell’impatto tutt’altro che indolore della qualità delle politiche di tagli operata nella sanità di queste regioni. Nel 2011 la spesa sanitaria pubblica in Calabria per la gestione corrente è diminuita di -0,8% sul 2010, così come la spesa pro capite, pari a 1.704 euro (-0,9% sul 2010). Alta la fuga dei pazienti. La Calabria viene classificata tra le regioni «in deficit», con elevata
mobilità verso altre regioni, e con livelli di offerta inferiori rispetto alla domanda o percepiti di bassa qualità, con aumento della spesa pro capite: si calcola che nel 2010 la spesa compresa la mobilità sia stata di 1.834 euro, 114 euro in più (1.720 euro). In questo contesto, a livello regionale, il privato accreditato costituisce una quota significativa dell’offerta totale, pari al 32%, la percentuale più alta davanti della classifica nazionale (la Campania è al 30,9% ed il Lazio al 26,3%), alla faccia del privato più efficiente. Una alta mobilità dei direttori generali delle aziende sanitarie calabresi, durati in media 2,2 anni contro una media nazionale di 4 anni, mentre i direttori delle Asp durano in carica 1,5 contro i 3,6 anni della media italiana, probabile effetto delle corrispondenti chiusure di ospedali pubblici. I ticket sui farmaci aumentati lo scorso anno del 40%, con il 55% degli assistiti che ormai paga da sè le visite specialistiche e accertamenti diagnostici. Questi i dati sulla sanità calabrese contenuti nel Rapporto Oasi 2012 dell’Università Bocconi.
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